Vale più la superstizione o la mediazione?

20 Febbraio, 2017

L’Avv. Diego Palazzoli, mediatore di Primavera Forense, festeggia il 100° accordo raggiunto in mediazione.

Riportiamo la sua esperienza in una controversia di una coppia divorziata con giudizio relativo agli alimenti/mantenimento ancora in corso in appello .

Cari Amici,

desidero condividere con voi la soddisfazione dell’avvenuta conclusione, in tre anni, del 100° accordo raggiunto in mediazione davanti ai miei occhi.

LA SITUAZIONE

La situazione che mi si è presentata era veramente complessa:

– coppia divorziata con giudizio relativo agli alimenti/mantenimento ancora in corso in appello;

– procedura esecutiva per gli alimenti in corso con precetto opposto;

– appartamento del marito (prestigioso) occupato da oltre due anni dalla ex moglie, che nulla corrisponde;

– figlio quasi maggiorenne (con seri problemi psicologici) tolto alla madre ed affidato al padre;

– varie pendenze aperte, che i matematici definirebbero “argomenti di contorno” ed in particolare il pagamento di alcune migliaia di euro di oneri condominiali, complicati da guasti dell’impianto di riscaldamento e da “pasticci” (eufemismo) dell’amministratore.

Il giudice dell’esecuzione ha invitato le parti a trovare una soluzione in via conciliativa, ma senza delegarle formalmente in mediazione.

L’avvocato dell’ex marito, per evitare il consueto rimpallo in merito alla effettiva buona volontà delle parti nel cercare una soluzione, ha la felice idea di presentare un’istanza di mediazione volontaria.

Così, oltre a dimostrare al giudice la concretezza dell’impegno, si eviteranno i bisticci del tipo: ti ho mandato una mail ma non mi hai risposto; ti ho telefonato ma non ti ho mai trovato, ovvero non mi hai mai richiamato… e intanto le parti “friggono sulla graticola” dei tempi processuali ….ovviamente a fuoco lento!

IL PRIMO INCONTRO

Al primo incontro la parte istante vuole aprire la mediazione, mentre la chiamata è assente e l’avvocato nega ogni disponibilità.

Ovviamente faccio osservare a quest’ultimo che dovrò dare atto di ciò, nel conseguente verbale negativo che scaturirà dal diniego della parte chiamata, a fronte della pur dichiarata adesione dell’istante.

Ormai sappiamo che l’orientamento dei magistrati, nel valutare il comportamento delle parti e la celebrazione della mediazione, vuole la presenza personale della parte (nel caso entrambe assenti) e la reale effettuazione del procedimento di mediazione.

A questo punto, metto a confronto i due avvocati, in modo che quello della parte chiamata riscontri la determinazione dell’istante nel voler coltivare la mediazione.

Il difensore della chiamata chiede allora di raggiunge telefonicamente la cliente, che opta per l’adesione, ma data l’assenza dispongo un breve rinvio per permettere la partecipazione personale delle parti.

Non di meno, per non “sprecare” la circostanza, che mi consente di avere la presenza degli avvocati, iniziamo a ragionare.

Di lì ad un’ora ci congediamo avendo messo a fuoco i punti chiave.

LA MEDIAZIONE

Ci rivediamo 4 settimane dopo con le parti, ma le bozze di intesa predisposte dai difensori sono alquanto divergenti.

Noto però che l’avvocato della chiamata, non solo ha il testo stampato, ma lo ha pronto anche sulla “chiavetta” e tramite internet ripeschiamo anche quello in formato word dell’istante.

Capisco quindi che c’è stato l’effettivo impegno di entrambi gli avvocati; circostanza che apprezzo apertamente e che sottolineo alle parti; ora però tocca a me.

Iniziamo con un confronto collegiale a cinque; i punti salienti sono: riconsegna appartamento, corresponsione di un importo consistente per mantenimento, in unica soluzione a stralcio, assunzione del mantenimento del figlio e, come dicevamo, varie altre “di contorno” (mobilio condiviso, gioielli, spese condominiali).

Il confronto diventa ruvido, ma lascio che le parti “se le dicano”: so infatti che (entro certi limiti) ciò può servire a far scaricare la tensione accumulata “sui blocchi di partenza della mediazione” (sono tre anni che le parti litigano aspramente).

Ad un certo punto, però ammonisco tutti invitandoli ad abbassare i toni e per spezzare la tensione apro una sessione separata: l’organismo è ben strutturato e mi consente gli spazi acusticamente isolati per procedere così.

L’esito mi conforta: vedo la possibilità di riconsegna dell’appartamento a 4 mesi, inquadro l’importo degli alimenti e il mantenimento del figlio.

Riunisco le parti e riferisco tali punti, che sono condivisi; ma proprio quando la soluzione sembra a portata di mano ecco che dalla brace latente si risprigionano le fiamme su quelle che, obbiettivamente, sono questioni marginali, soprattutto se confrontate con quelle assolutamente sostanziali (recte “esistenziali”) del figlio, della riconsegna dell’appartamento e del mantenimento.

Quando vedo che gli stessi avvocati si accapigliano, colgo l’attimo e mi avvalgo della facoltà di ascoltare direttamente le parti, cui rivolgo un perentorio ed estremamente energico appello (soprattutto nell’interesse del figlio, che è lacerato da questa litigiosità pluriennale), a non sciupare la possibilità di un accordo così vantaggioso per entrambe, a fronte di questioni che, messe in tutte insieme, valgono qualche migliaio di euro.

La strigliata sortisce l’effetto sperato (la scelta del momento è decisiva: troppo presto è intempestiva e lascia spazio alla ripresa del focolaio; troppo tardi è irrecuperabile; ovviamente so di poter contare sulla fiducia che mi via via mi è stata accordata).

L’ACCORDO

Conclusione, dopo circa tre ore: sottoscrizione del verbale di mediazione/titolo esecutivo, riconsegna dell’appartamento entro 4 mesi, corresponsione, in tre rate (ma entro 12 mesi), di alcune decine di migliaia di euro alla ex coniuge; disciplina dei rapporti con il figlio, spartizione dei beni mobili ed immediata equa suddivisione delle quote condominiali (a prescindere dai dubbi suscitati dall’amministratore).

Quale soluzione giudiziale avrebbe sortito un esito migliore? Infatti, la soddisfazione delle parti e dei rispettivi difensori sono evidentissime e davvero non potevo celebrare meglio il raggiungimento del centesimo accordo.

Ah… dimenticavo… era il mio giorno preferito: venerdì diciassette!

Un consueto abbraccio a tutti gli Avvocati ed alle persone di “Buona volontà”.

Avv. Diego Palazzoli
Mediatore di Primavera Forense 

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